
Ferrari 166 MM, una rivoluzione di stile
1948 – Enzo Ferrari ritorna alla carrozzeria Touring per realizzare una barchetta elegante, la nuova icona dell’immagine Ferrari
Einaudi può constatare che la nostra industria automobilistica non ha perso tempo in questi anni difficili. L’Italia ha saputo correggere la deficienza di materie prime con l’ingegno dei costruttori, con la bravura delle maestranze. – Tratto da “Einaudi a Torino: inaugurato il Salone dell’Automobile”, Archivio Istituto Luce
Italia 1948. Con le prime elezioni repubblicane, gli italiani formano un governo centrista, democratico e fortemente filo-occidentale, un risultato che condizionerà fortemente il futuro del Paese.
Un giovane e promettente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti, con l’incarico ricevuto dal governo offre all’economista Luigi Einaudi, monarchico e antifascista convinto, il ruolo di primo presidente “effettivo” della Repubblica italiana. Il botta e risposta tra questi illustri personaggi è storia, rappresenta un aneddoto significativo sui politici italiani di altri tempi:
Ma come farò, zoppo come sono, a passare in rivista i picchetti d’onore?
Non si preoccupi, potrà farlo in automobile.

Luigi Einaudi propone, sollecita iniziative per contrastare l’inflazione e avviare la ripresa industriale:
L’industria, che dovrebbe essere tipica dell’Italia, paese senza carbone e senza minerale di ferro, ma dotato largamente di manodopera, che potrebbe diventare abilissima e di tecnici, che per cultura e per genialità possono concorrere con gli stranieri, industria che langue, mentre il paese è inondato di macchine dall’estero.
Nel periodo post-bellico, grazie al Piano Marshall e agli studi dell’IRI, ci sono i presupposti per uno sviluppo economico rapido e duraturo, con la ripresa degli scambi commerciali dell’Italia con l’estero. L’apparato industriale italiano aveva sostanzialmente resistito alle guerre, era pronto a ripartire con l’aiuto dei finanziamenti internazionali e dello Stato.
Per Enzo Ferrari i successi della 125 S erano soltanto un aperitivo e il momento era favorevole per consolidare la propria immagine di costruttore di automobili veloci, ma aveva ancora bisogno di piloti, ai quali affidare le proprie creazioni.
Egli sapeva riconoscere il talento dei piloti migliori e portarseli a casa.
Quelli più ambiti erano gli impavidi, come Tazio Nuvolari e Clemente Biondetti, che durante la Mille Miglia del 1947 ingaggiarono un epico duello a bordo di Cisitalia e Alfa Romeo.
Proprio a quest’ultimo, il cui nome è legato per sempre a questa manifestazione, il Commendatore affida le vittorie della Ferrari 166 S e MM alla Mille Miglia del ’48 e ’49.

La barchetta con la fiancata scolpita
Mi chiamo Clemente Biondetti,
sono fiorentino per vocazione e coetaneo di Enzo Ferrari, come lui schietto, sincero e amante dei motori. Ho esordito vincendo per Ferrari alla Mille Miglia di quest’anno, con la 166 S.
Per Enzo la partecipazione al Salone dell’Automobile di Torino è l’occasione per rimanere al centro dell’attenzione, la vetrina italiana di respiro internazionale dedicata all’automobile. È il momento giusto per presentare la 166 in versione barchetta a due posti; pur essendo io una persona semplice, amo le cose belle e questa Ferrari lo è veramente.
Il disegno proviene dalla mano di Federico Formenti, progettista della carrozzeria Touring di Milano, pieno di talento quanto timido e riservato, tanto da lasciare il merito delle sue creazioni al titolare Carlo Felice Bianchi Anderloni.
L’idea originale ed elegante è la sottile nervatura, che partendo dal bordo del parafango anteriore percorre tutta la fiancata, accentuandosi nella parte posteriore per esaltarne la forma. I facoltosi gentleman di oggi e domani non potranno ignorarla.
La Ferrari 166 “MM” come Mille Miglia
L’evoluzione stilistica rispetto alla 125 S è evidente, ma la formula della barchetta che s’ispira alla più prestigiosa delle competizioni è ancora quella vincente.
Con la Ferrari 166 si sviluppa un concetto articolato di auto sportiva, nelle versioni coupé o berlinetta, con tetto chiuso non rimovibile a coda tronca e la barchetta aperta, spider o roadster.
Il confronto tra gli stili è sicuramente favorevole alla barchetta, dotata di una linea in grado di resistere al tempo.
Ferrari 166 MM ricarrozzata Oblin dal pilota belga Jacques Herzet. Foto By Thesupermat – Opera propria, CC BY-SA 3.0
La sigla 166 indica come di consueto la cilindrata unitaria del motore a V 12 cilindri, evoluzione del progetto di Colombo, con l’aumento della cilindrata totale di 2000 cc.
La carrozzeria presenta altre soluzioni tecniche e stilistiche innovative come la progressiva integrazione dei parafanghi alla parte frontale, un tempo appendici molto evidenti, ora quasi scomparse, con uno sbalzo anteriore delle ruote molto ridotto. L’insieme risulta molto aerodinamico, grazie al metodo “Superleggera” di Touring.
Il peso a vuoto della versione barchetta non supera i precedenti 650 kg, con potenza massima del motore di 140 CV, un risultato che riduce ulteriormente, nel confronto con la 125 S, il rapporto peso/potenza a 4,6 kg per CV.
Il motore
Il V 12 è quello ideato e sviluppato da Colombo appena tre anni prima, con l’aumento dell’alesaggio x corsa dei cilindri da 55 x 52,5 mm a 60 x 58,8 mm a corsa corta, del rapporto di compressione da 9,5:1 a 10:1 e l’uso dei carburatori Weber 32 DCF al posto dei 30.
La carburazione viene regolata per l’uso di benzina normalmente disponibile presso i distributori stradali.

Le competizioni e le vittorie prestigiose
Data | Competizione | Vettura | Pilota |
02/05/1948 | XV Mille Miglia Brescia | Ferrari 166 S Coupé | Biondetti-Navone (1° posizione assoluta) |
20/03/1949 | Targa Florio Sicilia | Ferrari 166 SC Corsa | Biondetti-Benedetti (1° posizione assoluta) |
24/04/1949 | XVI Mille Miglia Brescia | Ferrari 166 MM Barchetta | Biondetti-Salani (1° posizione assoluta) |
25/06/1949 | 24 Ore di Le Mans Francia | Ferrari 166 MM Barchetta | Chinetti-Mitchell-Thomson (1° posizione assoluta) |
10/07/1949 | 24 Ore di Spa-Francorchamps Belgio | Ferrari 166 MM Barchetta | Chinetti-Lucas (1° posizione assoluta) |
Il design e lo stile
Per il colore esterno si conferma rosso corsa Alfa della 125 S. Esistono diverse versioni della carrozzeria, provenienti anche dalla matita di Giovanni Michelotti e realizzate da prestigiose aziende come Allemano, Zagato, Vignale o modificate a richiesta dei proprietari, come dal pilota belga Jacques Herzet presso la carrozzeria Oblin (Belgio).
Dati caratteristici
Corpo vettura | Spider/barchetta a due porte, due posti |
Motore | anteriore longitudinale |
Cilindri | 12, due bancate a V di 60° |
Cilindrata totale | 1995,02 centimetri cubici |
Alesaggio x corsa | 60 mm x 58,8 mm (corsa corta) |
Rapporto di compressione | 10:1 |
Distribuzione | monoalbero in testa per bancata, 2 valvole per cilindro |
Alimentazione | 3 carburatori doppio corpo Weber 32 DCF |
Accensione | 2 spinterogeni, singola |
Potenza massima | 140 CV a 6.600 giri/minuto |
Trazione | posteriore |
Frizione | monodisco a secco |
Cambio | 5 rapporti + retromarcia |
Telaio | tubolare in acciaio speciale, a longheroni con traverse |
Sospensioni | anteriori a ruote indipendenti, quadrilateri, ammortizzatori idraulici e balestra trasversale posteriori a ponte rigido, ammortizzatori idraulici e balestre longitudinali, barra stabilizzatrice |
Freni | a tamburo |
Ruote | a raggi, 15 pollici |
Pneumatici | 5,50 x 15 |
Passo | 2.220 mm |
Carreggiata anteriore | 1.250 mm |
Carreggiata posteriore | 1.200 mm |
Lunghezza | 3.780 mm (più corta della 125 S) |
Larghezza | 1.490 mm |
Altezza | 950 mm (più bassa della 125 S) |
Peso a vuoto | 650 kg |
Velocità massima | 220 km/h |
Rapporto peso/potenza | 4,6 kg per CV |
Accelerazione 0 – 100 km/h | 10,19 s |
Clemente Biondetti, il dominatore delle Mille Miglia

nasce il 18 novembre 1898, a Buddusò in provincia di Sassari, ma si considera un toscano trapiantato. Appassionato di motori fin dalla giovinezza, inizia la carriera come pilota di motociclette, poi passa alle competizioni di auto, vincendo la sua prima Mille Miglia nel 1938 con l’Alfa Romeo 8C 2900B. Vincerà ancora la stessa competizione nel 1947, 1948 e 1949, coronando i primi importanti successi della Ferrari e raggiungendo l’apice della carriera. La nipote Bianca Biondetti lo descrive come un uomo “meravigliosamente matto, straordinario, imprevedibile, fantasioso, irascibile, tenero, affascinante, scontroso”. Nel 1950 debutta senza successo in Formula Uno al Gran Premio d’Italia, con l’unica Ferrari della storia con un motore non proveniente da Maranello. Si diverte ad assemblare insieme 8 Norton monocilindrici, che non andranno mai d’accordo. Aveva sempre la sigaretta in bocca, quando poteva, era diventata un tratto distintivo. Nel 1952 si ammala di cancro, si spegne il 24 febbraio 1955, a Firenze.
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